Nel romanzo Ahnen und Enkel (Antenati e nipoti, 1936), come già nel precedente racconto Nathan und Napoleon (1935), Rudolf Frank dichiara la propria origine ebraica, collocando le due opere nella definizione “Auswanderer-Roman” (romanzo emigrante), ed esortando gli ebrei “a partire”.

 

 

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Autore: Rudolf Frank
Titolo: Ahnen und Enkel. Roman in Erzählungen
Editore: Jüdische Buchvereinigung
Luogo: Berlin
Anno: 1936
Pagine: p. 267
Dimensioni (bxh): cm. 12×18,5
SitografiahaGalil


Biografia dell’autore

Rudolf Frank, 1925 circa

 

Rudolf Frank (Mainz 1886 – Basilea 1979): scrittore, regista teatrale e traduttore tedesco.
Nato in una famiglia ebraica da tempo residente a Mainz, Frank studiò Diritto e Scienze politiche a Monaco, Zurigo, Heidelberg, Berlino e Gießen. Nel 1908 ottenne un dottorato in Legge. L’anno successivo, a Berlino, iniziò a fare esperienza in teatro come attore, critico e regista. Si arruolò volontario nella Grande guerra. Nel 1918 intraprese la carriera di drammaturgo e regista, che lo portò a lavorare prima a Francoforte e Darmstadt, poi a dirigere la Compagnia Primaria di Prosa Alda Borelli, in Italia, tra il 1925 e il 1926.
Nel 1927 fece ritorno a Berlino, dove sposò, in seconde nozze, Anna Amelie Klein. Nel 1931 venne pubblicato il suo romanzo Der Schädel des Negerhäuptlings Makaua, nel quale metteva in guardia i giovani dalla glorificazione della guerra: dopo il 1933 il libro verrà messo al bando e destinato al rogo. Con l’affermazione del nazismo, Frank fu costretto a scrivere sotto pseudonimo e successivamente, nel 1936, si rifugiò a Vienna, trovando impiego allo Jüdischen Kulturtheater.
Due anni dopo, a seguito dell’Anschluss, fuggì con la famiglia in Svizzera, dove incontrò notevoli difficoltà di lavoro. Con lo scoppio della guerra, gli furono requisiti i documenti tedeschi e conobbe la disgregazione del suo nucleo famigliare: la moglie partì nel 1940 alla volta della Palestina, ma venne inviata dagli inglesi alle Mauritius; il padre fu deportato e morì nel 1942 a Terezin-Theresienstadt; lui venne internato in alcuni campi svizzeri.
Alla fine del conflitto si stabilì a Basilea e nel 1948 gli fu concesso l’asilo permanente. Iniziò allora a collaborare con diverse emittenti radiofoniche e proseguì l’attività di traduttore. Negli anni Cinquanta gli venne concessa una pensione di risarcimento per i danni subiti in guerra. La moglie Anna morì nel 1977 a Tel Aviv; lui rimase in Svizzera, dove finì i suoi giorni nel 1979.


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