“Nessuna trama, solo il decorso di un’evoluzione psichica”, così Döblin scriveva a proposito del suo primo romanzo, Jagende Rosse. E anche nella sua seconda opera, Der schwarze Vorhang (“La tenda nera”), che si conclude con una sanguinosa violenza carnale, l’autore indaga i possibili abissi della mente.
Scarica la versione integrale → (PDF, 18 MB)
Autore: Alfred Döblin
Titolo: Der schwarze Vorhang. Roman von den Worten und Zufällen
Editore: S. Fischer
Luogo: Berlin
Anno: 1919
Titolo originale e data pubblicazione: Pubblicato su “Der Sturm” nel 1912
Prima traduzione italiana: Un passo scelto da La tenda nera, pubblicato su “L’Italia letteraria. La fiera letteraria: settimanale di scienze, lettere ed arti”, a. 3(1931), n.21, p.3
Pagine: p. 163
Dimensioni (bxh): cm. 12,5×19
Sitografia: S. Fischer Verlage
Biografia dell’autore
Alfred Döblin prima del 1930, da “Rozpravy Aventina”, n. 26, 1930-1931, p. 301
Alfred Döblin (Stettino 1878 – Emmendingen 1957) è stato uno scrittore e psichiatra tedesco. Nato in una famiglia di ebrei assimilati, dopo la separazione dei genitori si trasferì a Berlino con la madre, dove compì studi medici. Nel 1910 iniziò a collaborare con la rivista espressionista “Der Sturm”, sulla quale nel 1912 venne pubblicato il racconto Der schwarze Vorhang, concepito tuttavia già tra il 1902 e il 1903. Durante la Grande guerra, Döblin ricoprì il ruolo di medico militare in Alsazia. Tornato a Berlino, aderì al Partito Socialista e iniziò a scrivere della vita culturale e sociale della città collaborando con diverse testate. In questo clima nasce il romanzo Berlin Alexanderplatz (1929). Con l’avvento del nazismo dovette lasciare la professione, alcuni suoi libri vennero messi al bando e finirono bruciati nei roghi. Döblin lasciò così Berlino per Parigi; dopo l’occupazione della Francia, nel 1940, fuggì in Spagna, poi in Portogallo, riuscendo infine a salpare per gli Stati Uniti. Si stabilì a Los Angeles, dove si convertì al cattolicesimo. Tornato in Germania subito dopo la fine del conflitto, divenne ispettore letterario nella zona di occupazione francese. Sentendosi a disagio nel clima conservatore della Germania ovest, tornò in Francia con la moglie. Ammalato di Parkinson, passò l’ultimo periodo della sua vita in ospedale di Emmendingen, vicino a Friburgo.