Tra i 94 libri ritrovati, un tempo presenti nella Biblioteca dei Ragazzi di Villa Emma, cinque sono testi ebraici. Questi, insieme ad altri, utilizzati dai ragazzi e dai loro educatori per le lezioni, a scopo ricreativo o per il culto, furono lasciati nella residenza all’indomani dell’8 settembre 1943, quando il gruppo fu costretto a disperdersi trovando rifugio nel Seminario dell’Abbazia e in alcune case di nonantolani.
La piccola sezione di Judaica comprende due grammatiche ebraiche e tre libri di preghiera.
Sembra certo che almeno due dei libri di preghiera, o mahazorim, siano stati donati dalla Delasem (Delegazione per l’Assistenza agli Emigranti, fondata nel 1939, con sede a Genova e, successivamente, con un ufficio e magazzino a Villa Emma), l’organizzazione assistenziale ebraica italiana che si occupava di rifugiati e internati ebrei, i cui membri, secondo quanto riportato da Josef Indig nelle sue memorie, avevano manifestato preoccupazione per l’impronta, a loro parere eccessivamente laica, che caratterizzava la vita del gruppo a Villa Emma [1].
Uno dei due volumi reca un timbro ad inchiostro con la dicitura “Delasem – Villa Emma” ed è probabile che anche il secondo, pubblicato dallo stesso editore italiano, sia stato donato dalla Delasem allo scopo di incoraggiare la vita religiosa dei ragazzi e riportarli all’osservanza delle ritualità e della preghiera. Tuttavia, come racconta Indig e, nel suo diario anche una giovane rifugiata, Sonja Borus, l’osservanza delle feste riportava i ragazzi al ricordo delle celebrazioni a casa, con le famiglie, di cui molti non avevano più notizie. Ciò creava momenti di grande sofferenza, insieme alla consapevolezza della propria situazione di esuli e orfani, come si legge nelle pagine scritte da Indig che rievocano il tentativo di celebrare il Capodanno 5702 (i.e. 1942) a Lesno brdo: “Non posso consolare nessuno. Come si fa a consolare un bambino che piange i genitori? Piangete quanto volete, sorelle, gemete, fratelli, oggi è Rosh ha-shanà, lasciate scorrere liberamente le vostre lacrime! Devono pur trovare uno sfogo, qualche volta! Del nostro programma per Rosh ha-shanà non se ne fece di nulla. Non tenni alcun discorso, ero come impietrito. Qualsiasi cosa avessi detto, sarebbero stati vuoti luoghi comuni. Ero troppo debole per combattere contro questo dolore. Piangete, piangete!” [2] . Un anno dopo, arrivati a Nonantola, Sonja Borus afferma: “Tra poco è Rosh ha-Shana. Se ripenso all’anno scorso, quando a Lesno brdo abbiamo pianto così disperatamente, è stato proprio terribile. Questa volta però mi sforzerò di controllarmi”; e poi ancora: “Stasera inizia già Yom Kippur. Quando ci penso, piango dentro di me” [3] .
Anche le due grammatiche recano il timbro ad inchiostro della Delasem. In questo caso, tuttavia, si può ipotizzare che i libri fossero già in possesso del gruppo prima dell’arrivo a Nonantola, dove furono poi catalogati con l’apposizione del timbro, insieme al resto della biblioteca (che comprendeva testi portati dalla Jugoslavia e altri donati dalla Delasem), quando la Delegazione trasferì il suo ufficio a Villa Emma. Diversamente, ma ciò sembra meno probabile, anche le due grammatiche potrebbero provenire dalla Delasem. Si tratta di due edizioni della celebre grammatica di Moses Rath (1887-1967), pubblicata per la prima volta a Vienna nel 1914 e apparsa in edizioni successive anche in Ungherese, Rumeno, Polacco e Inglese. Il primo dei due esemplari è una copia dell’edizione tedesca del 1920 [Lehrbuch der Hebräischen Sprache für Schul – und Selbstunterricht. Mit Schlüssel und Wörterverzeichnis. Erste praktische Methode zur Erlernung der hebräischen Sprache in Wort und Schrift. Einführung in die Literatur. I. Teil. Sefat ‘Amenu… Sefer lehora’at halashon ha‘ivrit diqduqa wesafrutah. Lebatey-sefer u-lemitlamedim. Mahadurah shishit betiqqunim u-millu’im.]. L’altro è l’edizione in inglese apparsa nel 1921 [Hebrew Grammar and Reader for Schools and Selfinstruction, with a Key and Vocabulary. Being the first practical Handbook for Teaching the Spoken and Written Hebrew Language. Introduction in the Literature. Sefat ‘Amenu. Sefer lehora’at halashon ha‘ivrit diqduqa wesafrutah. Lebatey-sefer u-lemitlamedim. Mahadurah shishit betiqqunim u-millu’im]. Sull’edizione in Tedesco, scritto a matita sulla pagina interna del titolo, si legge il nome di Sonja Borus [4] . È difficile stabilire se Sonja, una delle ragazze più giovani del gruppo proveniente da Berlino, fosse la proprietaria della grammatica che reca il suo nome, o l’abbia utilizzata per studiare l’ebraico insieme agli altri ragazzi. Il testo non reca appunti o sottolineature a matita, ma solo rari segni (ad esempio, alla p. 21 della sezione in tedesco e alla p. 4 degli esercizi in ebraico, dove a matita viene riprodotta una lettera che sembra essere una gimel in corsivo). Più probabilmente il apparteneva a tutto il gruppo, ed era utilizzato da Indig per le sue lezioni.
Le memorie di Indig e il diario di Sonja Borus fanno più volte riferimento alle attività di studio, all’organizzazione di una vera e propria scuola con lezioni ed esami, sia Lesno brdo che a Villa Emma: “Boris prepara le sue prime lezioni di matematica e pianoforte e io, dopo tutte le discussioni e i preparativi, le mie lezioni di ebraico moderno e di storia. Bisogna che ciascuna lezione sia interessante!” [J. Indig, Anni in fuga, cit., p. 110]. Si trattava di un’attività complessa e frammentaria, per la mancanza di strumenti didattici e basata principalmente sull’entusiasmo e le competenze dei docenti, Indig stesso, il pianista Boris Jochvedsohn [5] e Helene Barkic [6]: “Boris, il nostro pianista di cui Recha mi aveva parlato molto bene, fu una gradita aggiunta per l’insegnamento. Inoltre da Roša feci la conoscenza di una farmacista che voleva andare in Palestina”, Helene Barkic [J. Indig, Anni in fuga, cit., p. 73-74]. Indig descrive così la scuola: “Non avevamo libri né altro materiale con cui rinfrescare la memoria agli insegnanti. Potevamo perciò trasmettere solo conoscenze basilari. Le lezioni consistevano generalmente in lettura ad alta voce e dettato, non vi era modo di fare altrimenti”. Annota inoltre: “Nessuno di noi aveva studiato da insegnante o aveva esperienza di insegnamento. Boris era stato professore al conservatorio, ma questo voleva dir poco. Un docente universitario può essere un pessimo maestro elementare. Helene aveva il dottorato, ma assai scarsa fiducia in se stessa come insegnante. Io avevo fatto le scuole secondarie… Questo era il nostro corpo docente” [J. Indig, Anni in fuga, cit., p. 111].
Un tentativo di scandire le giornate e le attività didattiche in modo più rigido, non condiviso da Indig e dai ragazzi, inserendo anche momenti di preghiera, si registrerà a Villa Emma, come mostra un documento del 20 agosto 1942, che riporta l’orario delle attività, per le giornate feriali e per il sabato.
Nel suo diario, Sonja esprime più volte grande interesse per lo studio in genere e, in particolare, per lo studio dell’ebraico, anche se mai fa riferimento ad esercizi sul volume di Rath: “Domenica, 15.2.1942. Tra mezz’ora abbiamo ivrit con Jäger. Si chiama Mundeck. Con lui si impara a meraviglia”; o “Mercoledì, 29.4.1942. Lunedì sono ricominciate regolarmente le lezioni. Mi sto impegnando davvero tantissimo per imparare”. O ancora: “Lunedì, 18.5.42. Ora abbiamo lezione. Tra poco abbiamo ivrit con Joschko” [i.e. Josef Indig]. Successivamente, a Nonantola, scrive: “Martedì, 16.2.43. Joschko mi insegna ivrit, e mi spiegherà anche molto di psicologia. Questo mi dà una gioia che non si può immaginare. Adesso mi sforzerò al massimo per imparare molto e lavorerò proprio con impegno… Ora imparerò tante cose e spero di diventare una ragazza proprio istruita” [Cfr. Diario di Sonja, cit.].
L’edizione inglese della grammatica, anch’essa contrassegnata dal timbro della Delasem, mostra molte più sottolineature, annotazioni e glosse a matita, come le lezioni e le pagine degli esercizi e dei brani da esaminare e tradurre. Sulla pagina del titolo, si legge il nome “Laura M…” ad inchiostro nero. Numerosi termini in Inglese o in Ebraico sono tradotti in Italiano. Non è possibile determinare se queste annotazioni siano da attribuire ai nostri ragazzi o frutto dello studio di precedenti proprietari, magari membri della comunità di Firenze, con cui il gruppo entra in contatto, o di altri.
Dopo all’8 settembre 1943, nascosta presso una famiglia del luogo, Sonja annota su alcuni fogli che sostituiscono il diario, che teme sia andato perduto quando ha lasciato Villa Emma: “Sabato, 18.9.43. Ho anche iniziato a studiare l’inglese, in modo da distrarre i miei pensieri”. In quelle drammatiche giornate, i libri non erano più a disposizione dei ragazzi, spostatisi altrove in attesa di tentare la fuga in Svizzera, anche se Sonja scrive che, nel suo nascondiglio in casa della famiglia Piccinini, cerca di distrarsi leggendo e studiando. La vita normale, scandita dallo studio e dagli esami, riprenderà poi a Villa des Bains, a Bex, in Svizzera: “Mercoledì, 19.7.44. Fuori era così bello e tranquillo che non sarei voluta rientrare, ma una cosa mi ha trattenuta, vale a dire il dover studiare ivrit per domani”; e “Sabato, 9.9.44. …adesso abbiamo ivrit due volte al giorno” [Cfr. Diario di Sonja, cit.].
I restanti tre volumi sono libri di preghiera. I primi due sono mahazorim secondo il rito delle comunità sefardite e italiane, stampati a Livorno, tra il 1936 e il 1940, dal celebre editore Salomone Belforte. Il primo è un Machazor le-yom kippur, ossia un libro di preghiere per il Giorno dell’Espiazione (1936) [Machazor le-Yom Kippur, Libro di preghiere per il giorno dell’espiazione, Salomone Belforte & Co. Livorno 1936]. Il secondo volume è doppio: un Machazor le-Rosh ha-Shanah we-Yom Kippur, un libro di preghiere per Rosh ha-Shanah (1939) e, rilegato insieme, alla pagina 115, si trova un Machazor le-yom kippur, un libro di preghiere per il Giorno dell’Espiazione (1940) [Machazor le-Rosh ha-Shanah we-Yom Kippur, Libro di preghiere per il capodanno e per il giorno dell’espiazione. Salomone Belforte & Co. Livorno 1939. Rilegato insieme: Machazor Yom Kippur, Libro di preghiere per il giorno dell’espiazione, Salomone Belforte & Co. Livorno, 1940]. L’ultimo volume è un libro di preghiera di piccole dimensioni, pubblicato a Francoforte sul Meno dall’editore Lehrberger & Co. nel 1926 [Tefillah we-tachanunim kolel ha-tefillot shel kol ha-shanah mi-yede yom be-yomo, Preghiera e suppliche comprende le preghiere di tutto l’anno di giorno in giorno. Tefillah Vetachanunim, M. Lehrberger & Co., Frankfurt a.M. (Rödelheim), 1926]. Contiene la preghiera (Tefillah) e le suppliche (Tachanunim) da recitare dopo la preghiera. Anche questo, come i due precedenti, è in buono stato di conservazione malgrado qualche segno di usura e piccoli danni (dovuti ai luoghi dove presumibilmente furono conservati i libri dopo la partenza dei ragazzi, fino alla loro acquisizione da parte della Fondazione Villa Emma). Sulla pagina di destra il nome Hans Vohs, scritto ad inchiostro in elegante corsivo, sembrerebbe riferirsi al proprietario. Poiché il suo nome non figura tra quelli dei ragazzi di Villa Emma, potrebbe trattarsi di un altro giovane, in fuga dalla Germania che avrebbe potuto incontrare il gruppo di Josef Indig in Jugoslavia, o forse in Italia. In quelle circostanze, probabilmente, il suo libro di preghiere sarebbe passato al gruppo dei ragazzi di Villa Emma. A differenza dei volumi precedenti, non si tratta di un libro sacro donato dalla Delasem ai rifugiati di Villa Emma ma, come è indicato in tedesco sulla stessa pagina, di un ricordo della sinagoga di M.Gladbach, del 13 luglio 1935, probabilmente il giorno del Bar mitzva di Hans Vohs. E’ probabile che anche questo ragazzo abbia lasciato la Germania con l’aiuto della Jugend Aliya dell’attivista sionista tedesca Recha Freier (1892-1984), che tra il 1933 e il 1939 organizzò il salvataggio e la fuga in Palestina di circa cinquemila giovani ebrei dalla Germania e dalla Polonia, attraverso la Jugoslavia. Tra questi, oltre a Sonja Borus, altri ragazzi di Villa Emma provenienti da Berlino: Ruth Drucker, Betty e Frieda Endzweig, Berta e Eva Reich, Ursula Karger, Lola Schindelheim, Gerda Tuchner, Joachim e Siegfried Kirschenbaum and Leo Koffler.
[1] Josef Indig Ithai, Anni in fuga, Giunti, Firenze-Milano 2004, p. 195; viene riportato un dialogo tra Indig e il secondo segretario della Delasem, Berl Grosser: “«Non capisco davvero», gli dico, «perché vuole inserire la preghiera nel regolamento della casa!». «Perché no? Nel regolamento sono elencati tutti gli obblighi di questi giovani!». «Obblighi? La preghiera un obbligo?»”. Forte perplessità aleggiava anche tra i ragazzi, come si legge nel Diario di Sonja: “Domenica, 16.8.42. Ora si dice che diventeremo ortodossi. E’ una follia. Prima eravamo contro tutto quello che è ortodosso, e adesso perché questa delegazione [i.e. la Delasem] vuole così, ci tocca farlo. Che stupidaggine”. Dattiloscritto dell’edizione italiana depositato da Klaus Voigt presso la Fondazione Villa Emma, in attesa di pubblicazione per i tipi de Il Mulino, Bologna.
[2] J. Indig, Anni in fuga, cit., p. 120.
[3] Diario di Sonja, cit., Domenica, 6.9.42; e Domenica, 20.9.42.
[4] Sonja Borus, successivamente Shoshana Harari, nacque a Berlino nel 1927. Lasciata la Germania nel 1941, grazie alla Jugend Aliya, raggiunse Zagabria dove entrò a far parte del gruppo guidato da Josef Indig, che successivamente visse a Villa Emma per circa un anno. Riparata in Svizzera insieme agli altri membri del gruppo, nel 1945 partì per la Palestina. Là si stabilì dapprima nel kibbutz Eilon, in Galilea, poi nel 1947 si trasferì nel kibbutz Ruhama, nel Negev, probabilmente seguendo Recha Freier che giunse a Ruhama lo stesso anno. Là Sonja, divenuta Shoshana, ha trascorso tutta la vita, tranne un breve periodo a Tel Aviv durante la Guerra di Indipendenza, quando i membri più giovani del kibbutz furono allontanati per motivi di sicurezza. Ritornata a Ruhama sposò Yusef Harari, un emigrato dalla Russia, con il quale ebbe quattro figli. Racconta la sua storia in un diario, Sonjas Tagebuch. Flucht und Alija in den Aufzeicnungen von Sonja Borus aus Berlin, 1941-1945, Metropol 2014. L’edizione italiana, Diario di Sonja, è in preparazione per i tipi de Il Mulino.
[5] Boris Jochvedson o Georg Bories (Rostov 1900 – Merano 1948), concertista di talento, allievo di Alexander Glazunov, già professore al conservatorio di Berlino ed esule in Jugoslavia, presentato a Indig da Recha Freier, si unì al gruppo e accompagnò i giovani esuli da Zagabria a Lesno brdo, poi a Nonantola e infine Svizzera. A Lesno brdo e a Nonantola, insieme a Indig e Helene Barkic, si occupò dell’istruzione dei ragazzi (Indig Ithai, Anni in fuga, cit., passim e p. 110). Dopo la guerra ritornò a Nonantola dove rimase dal 1945 all’ottobre 1946, continuando la sua attività di educatore e guida di altri esuli ebrei sopravvissuti ai campi di sterminio, nella stessa Villa Emma, divenuta sede di una hachsharah, un centro di addestramento comunitario per futuri coloni in partenza per la Palestina. Dalla fine del 1946 al 1948 visse a Merano, dove morì il 16 gennaio 1948 ed è sepolto.
[6] Helene Barkic, originaria di Bogdanova (Ucraina), incontrò Josef Indig a Zagabria. Laureata in Chimica, era rimasta vedova poiché il marito era morto durante un bombardamento a Sarajevo. Sì unì al gruppo di Indig, diventando accompagnatrice e partecipando all’istruzione dei ragazzi, in Jugoslavia e in Italia, soprattutto in virtù delle proprie competenze scientifiche.
1. Libro di preghiere
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Titolo in ebraico, all’interno: Tefillah we-tachanunim kolel ha-tefillot shel kol ha-shanah mi-yede yom be-yomo [Preghiera e suppliche, comprende le preghiere di tutto l’anno di giorno in giorno]
Titolo a caratteri latini: Tefillah Vetachanunim
Editore: M. Lehrberger & Co.
Luogo: Frankfurt a. M. (Rödelheim)
Anno: 1926
Pagine: p. 111
Dimensioni (bxh): cm. 8×12
Segni particolari: copertina rigida telata nera, sulla costa, parzialmente leggibile: Gebete [Preghiere]
2. Libro di preghiere
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Titolo in ebraico, all’interno: Machazor le-Yom Kippur [Libro di preghiere per il giorno dell’espiazione]
Editore: Salomone Belforte & Co. [in ebraico]
Luogo: Livorno [in ebraico]
Anno: 1936
Pagine: p. 190
Dimensioni (bxh): cm. 12×20
Segni particolari: copertina rigida bordeaux, cartone e tela. Sulla costa, a caratteri ebraici dorati Kippur [Espiazione]
3. Libro di preghiere
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Titolo in ebraico, all’interno: Machazor le-Rosh ha-Shanah we-Yom Kippur [Libro di preghiere per il capodanno e per il giorno dell’espiazione] – Il testo contiene due libri rilegati
Editore: Salomone Belforte & Co. [in ebraico]
Luogo: Livorno [in ebraico]
Anno: 1939
Pagine: p. 114+190
Dimensioni (bxh): cm. 12×20
Segni particolari: copertina rigida bordeaux, cartone e tela, sulla costa, a caratteri ebraici, dorato, in parte ricostruito: Yamim Nor[a‘im] (“Giorni del timore reverenziale” o “Giorni terribili”). All’interno: timbro a inchiostro blu “DELASEM – Villa Emma Nonantola (Modena)” e alla pagina 115, in ebraico : Machazor, Yom Kippur [Libro di preghiere per il giorno dell’espiazione]
4. Grammatica ebraica bilingue (in Ebraico e Tedesco) con esercizi e glossario
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Autore: Moses Rath
Titolo tedesco, sulla copertina e all’interno: [a caratteri ebraici] Sefat ‘Amenu [La lingua del nostro popolo]. Lehrbuch der Hebräischen Sprache für Schul- und Selbstunterricht. Mit Schlüssel und Wörterverzeichnis. Erste praktische Methode zur Erlernung der hebräischen Sprache in Wort und Schrift. Einführung in die Literatur. I. Teil.
Titolo in Ebraico, all’interno: Sefat ‘Amenu… Sefer lehora’at halashon ha‘ivrit diqduqa wesafrutah. Lebatey-sefer u-lemitlamedim. Mahadurah shishit betiqqunim u-millu’im.
Editore: Vernay
Luogo: Wien
Anno: 1920
Pagine: 188 pagine (versione in Ebraico), 188 pagine (versione in Tedesco)
Dimensioni (bxh): cm. 12x…
Segni particolari: copertina verde oliva, cartone e tela. Lato copertina in Ebraico, danneggiato, in parte mancante. Con timbro a inchiostro violetto “DELASEM – Villa Emma Nonantola (Modena)”
5. Grammatica ebraica bilingue (in Ebraico e Inglese) con esercizi e glossario
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Autore: Moses Rath
Titolo inglese, all’interno: [a caratteri ebraici] Sefat ‘Amenu [La lingua del nostro popolo] Hebrew Grammar and Reader for Schools and Selfinstruction, with a Key and Vocabulary. Being the first practical Handbook for Teaching the Spoken and Written Hebrew Language. Introduction in the Literature.
Titolo in Ebraico, all’interno: Sefat ‘Amenu. Sefer lehora’at halashon ha‘ivrit diqduqa wesafrutah. Lebatey-sefer u-lemitlamedim. Mahadurah shishit betiqqunim u-millu’im.
Editore: Johann N. Vernay
Luogo: Vienna
Anno: 1921
Pagine: 188 pagine (versione in Ebraico), 188 pagine (versione in Inglese)
Dimensioni (bxh): cm. 21,7x…
Segni particolari: copertina rigida blu, cartone e tela. Rilegato all’interno, fascicolo con le soluzioni degli esercizi, 20 pagine, con titolo in Inglese ed Ebraico (Key for the Translations and Exercises of the Hebrew Grammar Sefat ‘Amenu)